Oggi voglio fare una riflessione sul Teatro Amatoriale, sulla sua importanza a livello sociale e professionale e su come esso ha da sempre rivestito un ruolo cruciale nello sviluppo delle arti sceniche. Negli ultimi anni, il termine “Amatoriale” ha accusato un viraggio del suo significato verso un’accezione negativa del termine: spesso confuso con un teatro di basso livello, scadente, realizzato da gente senza alcuna competenza. Insomma, inutile se non per passare qualche ora la sera a provare tra amici.
In realtà il Teatro Amatoriale, da sempre, è stato fucina di Attori e Attrici divenuti poi dei professionisti. È stato un luogo di sperimentazione senza paura di perdere i capitali investiti. Un luogo che si è posto come punto di riferimento per giovani e meno giovani, con l’amore per il Teatro e che, per vicissitudini, scelte di vita, sfortuna magari, si ritrovano impossibilitati a fare del Teatro una professione e a sostentarsi di questo.
Mi piace pensare che Teatro Amatoriale significhi: Teatro fatto con Amore da chi lo Ama. Ciò non toglie che all’interno di una Compagnia Teatrale Amatoriale vi siano elementi di alto livello ed elementi alle prime armi, ma è proprio questo il punto forte. Le Compagnie Amatoriali hanno dato la possibilità di avvicinarsi al Teatro, sperimentandolo, anche a chi non lo aveva mai fatto.
Ritengo che uno dei problemi gravissimi che ha portato alla crisi del mondo dello Spettacolo in generale, sia, appunto, la mancanza di Compagnie Amatoriali di vecchio stampo, ovvero di quelle Compagnia che, senza presunzione di professionismo, con passione e dedizione realizzava spettacoli e “coltivava” le nuove leve.
Premesse storiche
Il Teatro, per una nazione storicamente attiva nell’ambito dello sviluppo e divulgazione della cultura e delle arti sceniche in generale, riveste un ruolo sociale di fondamentale importanza. Il Teatro Italiano, a differenza di quanto avvenuto nelle altre nazioni europee, a cavallo tra l’ottocento e il novecento si è affermato come un teatro di giro, ovvero nomade. Le Compagnie erano diretto da un Capocomico (l’attuale figura del Regista) e non avevano stabilità di rappresentazione, dunque “giravano” per i Teatri a loro più consoni portando in scena il loro spettacolo.
Sulla scia di quanto successo a Broadway e in altri luoghi del pianeta, in Italia, negli ultimi 50 anni, si è insediato il concetto di Teatro Stabile, ovvero Compagnie che si insediano in un Teatro, inteso come struttura fisica, e lì provano e mettono in scena i loro spettacoli. Si è dunque passati dalle Compagnie alle Produzioni.
Oggi è sempre più frequente sentir parlare di Produzione e non di Compagnia. Il Teatro è stato via via mercificato. Notre Dame de Paris, il famosissimo musical scritto da Riccardo Cocciante, è stato prodotto dal compianto David Zard e, adesso, portato avanti dal figlio, giusto per fare un esempio. Pur se il gruppo degli attori è sempre lo stesso da vent’anni, non si tratta di una Compagnia Teatrale, ma di una produzione.
Il teatro Amatoriale
Il Teatro Amatoriale nasce da quell’idea di Teatro Nomade, dal vero significato di Compagnia. Un gruppo di persone che fa parte di un’unica entità, che lavora sinergicamente per raggiungere un obiettivo. Un gruppo in cui sentirsi quasi di famiglia. Oggi, anche le Compagnie Amatoriali, cercano di emulare il professionismo: parlano di produzioni e non di messinscena, cercano di portare sempre più in alto il livello a discapito delle nuove leve che non hanno più modo di crescere e svilupparsi, cercano di espandersi capillarmente per ottenere quanto più successo possibile.
Ma bisogna tenere conto di una cosa: il Teatro Amatoriale e il Teatro Professionistico, seppur strettamente collegati, sono due cose completamente diverse.
Il Teatro Amatoriale, come detto in premessa, dovrebbe ricoprire un ruolo sociale e territoriale. Dovrebbe, quindi, fare in modo di diffondere la Cultura Teatrale sul territorio in cui opera la Compagnia, lasciare dei messaggi, inglobare e dare possibilità a neofiti con voglia di imparare, far credere che tutti possano solcare il palco, se non altro per un percorso quasi “psicoterapeutico” per una crescita personale persistente.
Chi parla con disprezzo dell’Amatoriale non ha capito davvero nulla. Personalmente ho visto spettacoli fatti a costo zero molto più interessanti e coinvolgenti di grandi e grosse produzioni che mettono in scena talenti mondiali e scenografie da urlo.
Secondo me, il Teatro Amatoriale ha dei punti di forza che quello Professionale (al di la dei soldi e della popolarità) non ha.
I punti di forza del Teatro Amatoriale
A differenza del Teatro Professionistico, quello Amatoriale ha delle armi a suo vantaggio degne di nota.
Per iniziare, ha dei costi di gestione nettamente inferiori e meno aspettative sulle spalle. Questo binomio si traduce in maggiori possibilità d’azione, di sperimentazione, di creazione di nuovi linguaggi. Mentre il Teatro Professionistico deve, spesso, sottostare ai diktat di riempire costantemente le sale, spesso a discapito della stessa qualità (pensiamo a quando si sceglie un attore solo perché è famoso a livello nazionale e non perché abbia le Phisique du Role), il Teatro Amatoriale, normalmente, non ha molte aspettative e quindi può seguire una propria linea comunicativa e artistica.
Da qui si intuisce l’importanza del Teatro Amatoriale che, in un momento di crisi come questo, potrebbe e dovrebbe rivestire un punto cardine per riportare il Teatro al vecchio concetto di rappresentazione, spostandolo dall’attuale proposito di introiti e guadagni. Solo così si potrà tornare a far apprezzare il Teatro anche ai giovani, che lo sconoscono quasi del tutto.
Diceva Grotowsky, regista polacco, maggiore esponente del “teatro povero”:
“Da dove può venire il rinnovamento? Da gente scontenta della situazione del teatro normale e che si assuma il compito di creare teatri poveri con pochi attori, “compagnie da camera” […] oppure da dilettanti che lavorando al margine del teatro professionista, da autodidatti siano arrivati ad uno standard tecnico di gran lunga superiore a quello richiesto nel teatro dominante; in una parola, pochi matti che non abbiano niente da perdere e che non temano di lavorare sodo”.
Dunque, incentivare e supportare attivamente le Compagnie Teatrali Amatoriali può essere il vero fulcro per il rilancio e la ricostruzione di un sistema teatrale professionale ormai logoro, privo di idee e contenuti, che basa tutto sulla spettacolarità più che sul sentimento. Dopotutto l’emozione si racchiude in una sola parola, non sono importanti scenografie imponenti, costumi eccezionali e orchestre sinfoniche: serve cuore, tanto cuore e quella spontaneità che sembra essersi persa nella vana ricerca del successo.