di Paola Arriagada Diaz – Scritto il 16 Ottobre 2009 su Taleonline.it
Lo scorso fine settimana, il raccolto ambiente del Cine-Teatro “E. Di Pisa” ci ha ovattatamente consegnato per la prima volta, una piccola perla dell’epoca d’oro di Broadway, faticosamente riadattata dal poliedrico Emmanuele D’Urso che, con non poca maestria, si è misurato con la complessità multiplanare dell’originario testo di Shaw, producendone una versione in cui la spinosità del tema dell’emancipazione femminile secondo l’originale e pessimistica visione dell’autore traspare appena, sapientemente velato da una rimodulazione dell’intreccio sotto forma di commedia, pur costituendone la struttura. Un lavoro che, pur rimanendo aderente alla messa in scena originale, persegue una prospettiva più moderna, alleggerendo l’eccessiva critica sociale e consentendone una fruizione di intrattenimento. Questi accorgimento fanno svanire il peso delle due ore e mezza di spettacolo frutto di chirurgici tagli e limature, il regista ha colto l’essenziale senza tralasciare i fronzoli indispensabili alla fluidità narrativa.
Apprezzabili e curate le scenografe, realizzate da Orazio Ciccone, alchimia di un ponderato cocktail di stili, funzionale e razionale nei rapidi e ben congegnati cambi scena. Minimali ma efficaci le coreografie curate da Valentina Piazza, interprete anche di una equilibrata Eliza Doolittle. Adeguato anche Francesco Spicola che, sfoggiando un vittoriano accento coloniale, ha vestito i panni del flemmatico Colonnello Pickering rendendolo più elastico e conviviale dell’originale. Performance in crescendo, invece, per il Mr. Doolittle del caratterista Manlio Cordaro che, malgrado un avvio sotto tono, giunge gradatamente alla piena esuberante vitalità sulle note di “Get Me to the Church on Time”. Aggraziato il contestualizzante corollario degli attori minori, per i quali sono stati appositamente stati allestiti brevi ma originali arrangiamenti fuori testo volti ad enfatizzare il tono ilare e morbidamente non serioso che il regista ha volutamente impresso alla sua visione dell’opera.

Una prima proposta di una compagnia che, sebbene esordiente in questa formulazione, ha saputo regalare due, ahimè queste soltanto, splendide serate ottobrine dal clima broadwayano. Se quanto detto già risulti essere un elogio per la neonata compagnia altri particolari possono fornire una più chiara visione della passione e dell’impegno profusi da questi ragazzi nel compimento del loro intento: sono stati assorbiti da otto mesi di assidue prove anticipando il risicato budget e scommettendo sulla riuscita che avrebbe consentito loro di rientrare a malapena delle spese sostenute; ciascuno ha prodotto, a proprie spese, i costumi da egli stesso usati durante la rappresentazione. Hanno riscosso riscontri ed appoggio tanto da dover precisare “… si ringraziano tutte le persone che hanno collaborato e contribuito in ogni modo…”.
Si ravvisano nei loro risultati sani princìpi ed impegno nel modo di intrattenersi e va per questo a loro un doppio plauso così come all’amministrazione che, credendo in loro, sebbene in un momento di tali ristrettezze, ha concesso loro il patrocinio consentendo la crescita di una così proficua attività giovanlie che perpetua, nel nostro paese, quella ch’è ormai una “quasi tradizione”
Si spera si possa loro veder tosto nuovamente in scena.